giovedì 10 febbraio 2011

Vendesi fratello disperatamente

1.200 dollari per un nero,
20 pezzi d'argento per Giuseppe
I fratelli, nella Genesi, non si amano granché. La consuetudine, abbiamo visto, è quella di rivaleggiare, odiarsi, ammazzarsi e fregarsi a vicenda. Come già Caino e Abele, come Ismaele e Isacco, come Esaù e Giacobbe, anche tra i dodici figli di Giacobbe il rapporto è tutt'altro che di amore fraterno.
Non aiuta il fatto che Giuseppe sia il primo figlio avuto già in tarda età dalla moglie Rachele, la più bella e la più amata, mentre gli altri erano arrivati dalla sorella racchia Lia o dalle concubine (vedi qui). Ma aiuta ancora meno il fatto che Giuseppe assuma un'aria spocchiosa da primo della classe. A 17 anni (capitolo 37) inizia a pascolare i greggi con i fratellastri, e per renderseli subito amici pensa bene di fare la spia con Giacobbe, andandogli a riferire a fine giornata le cattiverie che gli altri figli dicono alle sue spalle. Per di più il giovinotto, di notte, sogna in grande, e di giorno lo riferisce con entusiasmo ai fratellastri: "Ragazzi, che sogno! Stavamo mietendo il grano, e il mio covone si è alzato più in alto di quello di tutti, mentre i vostri si sono inchinati davanti al mio"; e ancora: "Il sole, la luna e undici stelle si chinavano fino a terra dinanzi a me... che bel sogno, non trovate?". No, non trovano; anzi s'incazzano. Di brutto.
Giuseppe non sarà Mister Simpatia, ma la vendetta pare uno zinzinello esagerata. Un bel giorno, quando lo vedono arrivare da lontano al pascolo, i fratelli decidono in quattro e quattr'otto di ucciderlo e gettare il cadavere in una cisterna. Fortuna che Ruben, il maggiore, ha un rimorso di coscienza, e li convince a limitarsi a farlo cadere in una cisterna vuota nel deserto, senza ammazzarlo, magari per andarlo a riprendere dopo un po'.
Detto fatto, Giuseppe finisce nella cisterna in perfetto stile anonima sequestri sarda. Quando Ruben, il bonaccione, non c'è, passa di lì una carovana di Ismaeliti diretti in Egitto. A questo punto è Giuda (e che nome poteva avere, del resto, il traditore?) ad escogitare la vendita del fratello: Giuseppe come schiavo agli Ismaeliti in cambio di 20 pezzi d'argento. L'argomentazione di Giuda è convincente: "Invece di fargli del male, vendiamolo; dopotutto fa parte della nostra famiglia". Direi che non fa una grinza (pare di risentire il discorso di Lot sulle figlie a Sodoma).
Fratello antipatico fuori dai piedi per sempre, soldi guadagnati, nessun cadavere sulla coscienza: tutto è bene quel che finisce bene. Già, ma a Giacobbe adesso chi lo dice? "L'esempio ce lo ha dato proprio lui, fregando Esaù e Isacco: adesso saremo noi a fregarlo!". I fratelli scannano un capretto, bagnano le vesti di Giuseppe con il sangue, e le mandano al padre con un messaggio (forse un post-it? L'autore biblico non specifica): Abbiamo trovato questa veste: vedi se è quella di tuo figlio. Il vecchio si convince così che Giuseppe sia stato sbranato da una belva e si dispera inconsolabilmente.
Il piano dei fratelli sembra riuscito alla perfezione. Non sanno, però, che nel frattempo, in Egitto, Giuseppe  è già stato  rivenduto dai suoi primi acquirenti a Potifar, il braccio destro del faraone...


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